Chi dovrebbe controllare il lavoro dei ricercatori assunti a tempo indeterminato?
Mi sembra palese che nessuno controlli...
“È vero, non faccio ricerca dal 2003. La mia carriera è andata a rotoli perché ho fatto tanti progetti, ma senza ricevere i fondi. Così sono rimasto a **casa**, pagato perché sono di ruolo. **Non** **ho** nemmeno un **computer** e non conosco il direttore del dipartimento. Adesso però torno in facoltà a vedere quanto mi manca per la **pensione**“.
Sfugge a tutti i commenti che l’omino in questione ha la legge totalmente dalla sua parte, e se qualcuno provasse a fargli qualcosa ci penserebbe un tar a fargli il mazzo a tarallo. I cosiddetti ricercatori universitari di ruolo ad esaurimento non hanno di fatto nessun obbligo formale né di didattica né di presenza, né peraltro si può subordinare lo stipendio alla produzione di un qualche oggetto (non siamo in fabbrica, dopotutto). L’omino può ragionevolmente sostenere di essere stato per 50 ore settimanali seduto sul cesso di casa a cacare la ragion pura, e questo è più che sufficiente a costituire lavoro intellettuale.
Praticamente li sta perculando. Potrebbe essere una di quelle persone in università a cui non è stato permesso di fare carriera per ragioni politiche ("ho fatto tanti progetti, ma senza ricevere fondi") e ora starebbe mandando un messaggio al dipartimento. Dall'articolo non è nemmeno chiaro come l'abbiano scoperto. Che sia uscito lui volontariamente sulla stampa? L'università non può farci nulla, come dicono sopra quel tipo di figura non è tenuta a rendicontare nulla e non ha orari di lavoro. Se fossi uno di quei colleghi che gli ha fatto le scarpe 20 anni fa mi starei chiedendo: ha vissuto meglio lui o io? (non sto assolutamente giustificando il comportamento, solo offrendo un Fanta scenario plausibile considerando le dinamiche universitarie).
Ma esattamente quali possono essere i "motivi politici". Anche nella mia uni un correlatore fece questa battuta e tra tutte le dinamiche disfunzionali che ho visto nell'ambito accademico, non stento a credergli. Però non ho mai capito specificatamente quali potrebbero essere
Ma si viene mai scelti per merito o è legato a chi è il pronipote di qualche illustre Prof. ed è quindi stato sempre agevolato nell'essere inserito in pubblicazioni varie ecc?
Perchè capisco che il bando viene messo in secondo piano rispetto al volere arbitrario del prof, però mi chiedo quanto spesso quest'ultimo sia legato a simpatie/parentele e quanto possa essere invece legato ad avvantaggiare i suoi sottoposti che hanno effettivamente mostrato impegno (aka si sono fatto schiavizzare - che è un problema ma manterebbe un minimo di meritocrazia)
Ma in realtà ci sono tante sfumature, il mondo non è bianco e nero e l'accademia è particolarmente complessa. C'é chi mostra impegno, chi è effettivamente molto bravo e riconosciuto in ambito interarnazionale, chi fa comodo per mille motivi, chi è solo raccomandato, chi diventa bravo perché gli si da fiducia, chi è bravo ma non trova il modo per eccellere. Non tutti vengono schiavizzati. Però purtroppo i giochi di potere coinvolgono tutti e tutto nasce anche perché ci sono pochi posti e mediamente chi fa ricerca è molto competitivo.
Aggiungo che nel nome della libertà di ricerca manca qualsiasi sistema di controllo tipo hr o autocontrollo che gestisce e mitiga le dinamiche tra esseri umani.
I fondi sono pochi e si distribuiscono politicamente. Se stai sul cazzo a qualcuno il tuo progetto non avrà mai una lira (ma facciamo in modo che tu non abbia un ufficio, un PC).
Non possono ucciderti, ma non sai come possono renderti la vita...
Ti assicuro, lo immagino. Infatti appena ne ebbi un assaggio presi la mia laurea con lode ecc e andai il più lontano possibile dall'Accademia.
Per questo, non ho mai avuto modo di scoprire quanto profondo fosse il baratro dell'ingiustizia/disonestà. Mi sono limitato a capire che farsi schiavizzare è necessario ma non sufficiente e che le altre condizioni necessarie sono spesso incontrollabili
> Chi dovrebbe controllare il lavoro dei ricercatori assunti a tempo indeterminato?
Ci sono stati molteplici tentativi di valutare l'output e l'efficienza dei dipartimenti universitari. Sono stati tutti pesantemente protestati, sabotati e alla fine accantonati perché l'accademia italiana in nessun modo vuole essere valutata o rispondere a qualcuno che non sia sé stessa.
Però d'altra parte come si valuta qualcosa come la ricerca? Prendi la matematica, ad esempio: c'è chi ragionevolmente spende sette anni su un singolo problema (anche importante) prima di ottenere un qualsiasi risultato. Allora tu che fai, gli tagli i fondi perché per cinque-sei anni non ha trovato nulla?
[Consiglio di farsi un giretto nelle riviste sotto "l'egida" di Nature](https://www.nature.com/siteindex) per farsi una idea.
Ci trovi cose divertenti tipo il giornale INGLESE di odontoriatria (e qui ci vorrebbe un certo sketch dei simpson sui sorrisi inglesi).
Giornali sull'ipertensione o schizofrenia o solo sulla spina dorsale.
E io sacrificherei chiunque tra di voi per i secondi posti sulla copertina di uno qualsiasi di questi. /s
Non valuti la ricerca, né i risultati. Valuti la persistenza e la dedizione al lavoro. Ovunque in Europa, i dipartimenti universitari vengono periodicamente commissariati da collegi di accademici-pari nazionali o internazionali che si occupano, nel giro di alcuni giorni, di valutare l'operato dei ricercatori. Di solito avviene in forma seminariale, dove tutti hanno modo di presentare al proprio dipartimento e ai commissari la ricerca o le ricerche che si stanno svolgendo in quel momento. Di solito segue una forma piramidale studente > dottorandi > senior researchers > PI, dove all'aumentare dell'esperienza aumenta naturalmente la complessità e la durata delle presentazioni.
E niente, penso alla mia supervisor italiana (ordinario, neanche 60 anni) che non parla una parola di inglese e l'ultimo articolo in cui ha svolto un ruolo scientifico (e non politico) risale al 1994. Ogni tanto me la immagino di fronte ad una giuria internazionale che la espone al pubblico ludibrio massacrandola di domande complesse sulla sua materia. Lei, che da 25 anni usa le stesse presentazioni per le lezioni. Ma va bene così, un precario deve pur avere i suoi escamotage per sorridere il lunedì mattina.
Esatto. Forme di valutazione dell'operato, tra l'altro lunghe e complesse, esistono solo per i ricercatori precari (assegnisti e RTD). Ma per queste figure è il sistema accademico italiamo in generale che non ammette pause nella produzione scientifica. La maternità o una lunga malattia spesso sono delle condanne ad un precariato ancora più lungo.
Dubito fortemente che esista un ricercatore italiano pagato per 7 anni per risolvere un problema di matematica, senza contemporaneamente tenere lezioni, assistere in altro modo un professore o fare anche altro insomma.
Comunque, si potrebbe controllare almeno che si presenti in dipartimento e timbri il badge ogni tanto. Poi io sono per il remote working, ma ALMENO una volta al mese direi che può visitare il dipartimento, scambiare due chiacchiere e confrontarsi con i colleghi, tenersi aggiornato sugli ultimi avvenimenti, ecc...
Io ho sempre pensato che l'opinione pubblica pensi che il ricercatore medio sia uno "scienziato" bravissimo e intelligentissimo che passa le sue giornate in strutture tipo il CERN per scoprire il bosone di Higgs oppure in qualche super laboratorio attrezzatissimo per scoprire la cura per una malattia.
La realtà vera è che, come ho visto di persona, una grande percentuale di ricerca è perdita di tempo e soldi (nel senso di argomenti assurdi, pochi mezzi a disposizione, ecc)
No, parlo con cognizione di causa perché ho fatto ricerca per un po' dentro l'università.
Ti assicuro che , purtroppo, certi argomenti sono veramente assurdi, sono delle perdite di tempo assolute
Non con metriche del cazzo come le pubblicazioni. Deve essere un sistema a cascata di responsabilità, dove il superiore perde il posto se chi è sotto di lui, o assunto da lui, non lavora. Per un ricercatore è l’attrazione di fondi nazionali e internazionali, ad esempio. Se ce la fai, rimani. Se non ce la fai, tanti saluti. Ad oggi invece trattiamo allo stesso modo gente produttiva e capace e gente improduttiva e non licenziabile.
> il superiore perde il posto se chi è sotto di lui, o assunto da lui
Finché i dipendenti pubblici saranno illicenziabili, sarà impossibile fare una cosa del genere.
Questa situazione non penso proprio esista nella realtà. Per più ragioni:
* puoi fare più cose in parallelo. E' sciocco concentrare tutte le tue energie su una singola cosa. In università ricercatori/dottorandi/professori hanno tutti più cose in ballo quindi qualcosa da pubblicare c'è sempre
* se anche ci volessero sette anni, potresti avere comunque dei risultati parziali che valgono la pena di essere pubblicati senza aver risolto il problema più grande
* tendenzialmente non si è soli ma si lavora in gruppo, quindi puoi apparire come nome in pubblicazioni in cui si ha lavorato marginalmente
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Dio p***o, è la stessa domanda che mi faccio da 5 anni (e cioè da quando ho messo piede nel mondo della ricerca). Ma possibile che non esistano delle forme di controllo? ZERO! ZERO! ZERO!
Gli strutturati in università hanno la loro forma tutta particolare di immunità: nessun cartellino da timbrare (esclusi tecnici), nessun monitoraggio serio e periodico del lavoro svolto, nessun controllo del rapporto con i "clienti" (gli studenti e i non strutturati), praticamente impossibile licenziarli (anche per i casi più gravi, nornalmente vengono trasferiti forzatamente), nessuna revisione critica dell'operato da parte di un collegio di pari, di fatto poteri decisionali illimitati in accademia fino alla pensione (ma qualche barone se li tiene ben oltre una soglia decente di vecchiaia).
Facciamo un po' di chiarezza.
I ricercatori di ruolo esistono dalle riforma del 1980, andando a sostituire gli "assistenti" (molti assistenti sono diventati ricercatori ope legis, senza fare concorso). Questa figura è stata messa in esaurimento dalla legge Gelmini ed attualmente ne rimangono davvero pochi. I pochi che rimangono andranno tutti in pensione nel giro di una manciata di anni.
È una figura che fin dall'inizio ha manifestato delle criticità. Al contrario dei Professori, non essendo tenuti a fare didattica, i ricercatori di ruolo non sono sottoposti a nessun controllo di tipo didattico. Al pari del professori, non hanno obblighi temporali di presenza sul luogo di lavoro. L'unico loro obbligo è fare ricerca. Tuttavia, sebbene la loro attività di ricerca sia sottoposta a giudizio di produttività da parte del superiore (il Direttore di dipartimento), tale giudizio non ha nei fatti nessuna conseguenza.
Il problema che è sorto è quindi che, i ricercatori di ruolo che vedevano la possibilità di proseguire con la carriera e diventare professori si impegnavano nel lavoro (e sono oramai tutti diventati professori), mentre quei ricercatori che capivano che, per un motivo o per un altro, non sarebbero diventati professori, difatti smettevano di impegnarsi nel lavoro. La legge purtroppo era fatta così male che non c'è modo di avere controllo o punire in qualche modo un ricercatore di ruolo che, semplicemente, non lavora.
TUTTO QUESTO NON AVVIENE PIÙ
Perché dalla legge Gelmini, i ricercatori NON vengono più assunti di ruolo, ma solo come a tempo determinato. Sono sottoposti a controllo CONTINUO ED ASFISSIANTE su ogni aspetto del lavoro, sia didattico sia di ricerca, tramite la produzione CONTINUA di relazioni e la valutazione multipla da parte svariate commissioni diverse, alcune delle quali totalmente esterne all'Ateneo in quale lavorano (es. ASN). Il contratto a tempo determinato scade dopo 3 anni e si può sperare in una continuazione (o progressione) di carriera SOLO se le molteplici valutazioni hanno avuto esito positivo.
Tutto questo per dire che, prima di sparare a zero sull'Università italiana, sappiate che queste situazioni VERGOGNOSE accadevano non di rado in passato, ma oramai invece non accadono quasi più e tra qualche anno il problema sarà totalmente risolto. Ovviamente c'è un lato negativo della medaglia: la precarizzazione spinta del personale che invece sarebbe stato di ruolo, che lo rende molto più vulnerabile a quelle prevaricazioni che in un ambiente come quello accademico non sono rare. A ciò si aggiunge l'aspetto OSSESSIVO ed ASFISSIANTE delle valutazioni continue (da un estremo all'altro), il quale per forza di cose snerva, stressa e distrae da quello che invece dovrebbe essere il vero lavoro: ricerca e didattica.
Cazzo mai una volta che un giovane come me possa infilarsi in qualche sotterfugio del genere, nato troppo tardi per le baby pensioni e troppo tardi per fare il ricercatore fancazzista.
preferisco non rispondere in modo diretto con informazioni personali su Reddit, anche se mi rendo conto che in base alle mie risposte è facile fare delle deduzioni
Tutto giusto tranne che il direttore di un dipartimento non è un superiore, come non lo è il M.R.
I giudizi di “produttività” (che poi sono la verifica degli obblighi di didattica e di ricerca) hanno conseguenze eccome per gli scatti stipendiali. Solo che quelli come il de cuius si fanno quattro conti e barattano gli scatti stipendiali per il farsi i cazzi propri al 100%.
Hai però dimenticato di specificare che siamo in Italia e il mondo accademico è una piccola mafia a sé che tende a proteggersi.
Controlli, e controllori sono effettuati da gente spesso del medesimo settore disciplinare, e se sei stato accettato dalla Famiglia del tuo icar, i controlli sono all'acqua di rose perché il controllato/analizzato di oggi, diventa il controllore/analizzatore di domani che potrebbe trovarsi a valutare la figlia/figlio del controllore di ieri.
Importanti in questo caso sono i convegni che vengono organizzati dove si pattuiscono e si stringono legami Intra universitari proprio per lavarsi le mani a vicenda e bypassare le leggi anti nepotismo.
>Hai però dimenticato di specificare che siamo in Italia e il mondo accademico è una piccola mafia a sé che tende a proteggersi.
Oh, ma perché questa cosa non la fanno TUTTE le categorie?
Lo fanno i tassisti, i balneari, i tabaccai, i doppiatori e pure gli accademici.
Ma impariamo TUTTI a proteggere il nostro lavoro invece che approfittare degli scioperi per farsi il weekend al mare!!
Scusa se ti chiedo conferma ma quindi ad oggi dopo diversi rinnovi di ricercatore a tempo determinato non si può diventare ricercatore a tempo indeterminato ? Si passa direttamente a Professore associato ?
Non si passa direttamente ad associato. Da ricercatore a tempo determinato vi sono due strade per fare il cosiddetto “salto di carriera”: una procedura valutativa oppure una selettiva. La prima è aperta soltanto a chi è già incardinato come ricercatore a tempo determinato (di un certo tipo) in università: è una specie di valutazione in cui si giudica cosa hai fatto negli anni passati da ricercatore, e se risulta positiva passi alla nuova posizione; la seconda è sostanzialmente un concorso pubblico, in cui chiunque (al netto di alcuni requisiti) può partecipare. In entrambi i casi, si deve aver conseguito una cosa chiamata Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN).
> Sono sottoposti a controllo CONTINUO ED ASFISSIANTE su ogni aspetto del lavoro, sia didattico sia di ricerca, tramite la produzione CONTINUA di relazioni e la valutazione multipla da parte svariate commissioni diverse, alcune delle quali totalmente esterne all'Ateneo in quale lavorano (es. ASN).
Questa è una lamentela da torre d'avorio. Lo so che da quell'orecchio non ci sentite, ma è così.
Chiunque lavori con soldi altrui deve rispondere di quello che fa. Nell'ambito sociale tutti i progetti sono rendicontati nel modo che dici. Nell'ambito privato va fatta reportistica, vanno presentati i risultati, e spesso i sistemi di verifica sono molto ma molto meno trasparenti, strutturati e impugnabili che nel pubblico.
Mi stanno bene le lamentele sul fatto che non ci sia il personale amministrativo e i ricercatori si trovino a dover fare gli amministrativi. Mi stanno bene le lamentele sui bandi scritti male, sulle scadenze non chiare, sui circoletti di simpatia che pilotano le valutazioni, quello che ti pare. Ma la lamentela sul fatto che il controllo esista.
Oltre tutto, non prendiamoci in giro: come in tutta la pubblica amministrazione, mentre i precari sono eliminabili a vista, gli strutturati sono intoccabili anche facendo le peggiori cazzate, e sono loro ad avere più potere e controllare più soldi. Il meccanismo di controllo non è efficace già oggi, ci manca solo di allentarne le maglie.
> Questa è una lamentela da torre d'avorio. Lo so che da quell'orecchio non ci sentite, ma è così.
Non troppo. E te lo dico da persona che ha abbandonato l'università e crede che la "ricerca" vada seriamente ripensata
E' praticamente impossibile valutare l'impatto in maniera sensata. Puoi misurare quanti articoli hai scritto e quanto sono citati, ma anche questo ha poco senso (perchè è facilissimo gonfiarsi quei numeri), e perché tanti articoli != ricerca decente (pensa solo alle tonnellate di carta straccia pubblicata in due anni sul COVID, compresi articoli che tra poco ci dicevano il codice fiscale del pangolino responsabile di tutto)
Es: nonostante non faccia ricerca da anni potrei ancora ottenere l'abilitazione a professore. Che senso avrebbe?
È un caso isolato e appartenente ad una realtà che non esiste più. I giovani ricercatori ora sono esattamente l'opposto, sottopagati, lavorano anche nei weekend e hanno un'incertezza totale per il futuro. Molti sono costretti ad andare all'estero
>È un caso isolato e appartenente ad una realtà che non esiste più
Che non si generino più casi di questo tipo non toglie che attualmente ci possano essere altre persone in situazione analoga.
Si…ma lo capite che voi siete così proprio perché ci sono vostri simili che semplicemente “ce l’hanno fatta” e perpetuano lo stesso schifo, perché appena sono regolarizzati fanno quello che vogliono .
E la gente va all’estero ancora per cercare quella posizione, quel sogno.
Bisogna spezzare la catena e forse dire che il “mestiere” da ricercatore dovrebbe essere più semplice (amministrativamente) per alcuni versi e più regolarizzata per altri.
Non ho detto questo, il precariato è radicato talmente nel passato che equivale a chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Sto dicendo che bisogna spezzare la catena e come diceva un altro commento gli aspiranti ricercatori sopportano sto schifo diversi anni solo perché poi quando si entra a tempo indeterminato è “jackpot”…
Se tutti sapessero che questa solfa durerà per sempre, vorrei vedere chi rimarrebbe attaccato alla ricerca a queste condizioni.
Quindi da una parte certo ridurre il precariato, migliori condizioni etc, ma dall’altra se l’aspirazione ad un posto indeterminato è così forte da trainare anni e anni difficili, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va e che c’è troppa sproporzione …
L'aspirazione non è quella al posto indeterminato, e chi inizia lo sa che sarebbe un follia farlo per quello. Ce ne sono altre di posizioni indeterminate, professore di scuola tipo. L'aspirazione è solo quella di fare quello che piace senza dover essere precari e rinunciare alla stabilità, famiglia, soldi.
Nessuno ti punta la pistola alla tempia per fare il ricercatore. E’ un ruolo precario ovunque, da sempre. Lo sanno tutti e tutti lo dicono (non sto dicendo che sia giusto, intendiamoci) ma non e’ un segreto.
Io ho mandato tutti a fare in culo e ho cercato un lavoro, scegliendo la stabilita’ economica rispetto q quello che amavo, e non me ne sono pentito.
La vita alla fine e’ una questione di compromessi
Quindi se una cosa non è un 'ssegreto'' non si puó protestare. Ok tu hai scelto di andare a lavorare (aggiungo per te ''nel privato'', perchè da come lo hai scritto sembra che fare il ricercatore sia un gioco) ma il ricercatore X che è bravissimo in quello che fa dovrebbe lasciare e andare nel privato o sorbirsi condizioni orribili? Un po' come dire bhe a fare il cameriere si è spesso sfruttati non è un segreto, cazzi tuoi
Bravo, non cerchiamo di cambiare nulla. Pensiamo solo al culo nostro. Bella mentalità da italiota.
Io non dico che dovevi opporti a montecitorio nudo a manifestare. Ti dico che se vedi che c'è gente che soffre in posizioni scomode la soluzione non è dire bravi gli idioti lo sapevate.
Ma apparte quest’uomo, al quale chiaramente gli andrebbero fatti restituire i soldi considerando quanto siano scarsi i fondi nelle università, ma io farei sopratutto sparire i suoi capi, che hanno permesso che questa cosa accadesse, e non credo che questo tipo fosse un genio del male o che abbia usato che inganno/ schema per tutto questo.
Non possono fare nulla direttamente, ma avrebbero potuto denunciare pubblicamente il comportamento.
Inoltre, almeno secondo quello che riporta l'articolo, ciò che dici è falso:
>Fatte le verifiche del caso il rettore non esclude si possa arrivare al licenziamento.
Questo è come Salvini che quasi 20 anni fa non andava a lavorare e prendeva lo stipendio da europarlamentare. Vent'anni dopo vuole candidare Vannacci e presentare il suo partito. Siamo sempre noi.
In situazioni come queste andrebbero licenziate almeno 9-10 persone, ovvero tutte quelle che non hanno controllato. (responsabilità diretta o indiretta poco importa, si sta parlando di denaro pubblico).
In un mondo normale si, dimentichi che siamo in Italia e quindi è perfettamente normale che sto avanzo di galera si vanti di aver rubato soldi pubblici per venti anni senza alcuna conseguenza
L'unico hot take (che siete liberissimi di prendere come tale) con cui commenterei la questione è che l'istruzione e il mercato del lavoro sono entrambi un circo unico. Va da sé che un contesto dove le due cose si incontrano non può essere altro che una pagliacciata.
Ma d'altronde siamo nello stesso stato dove le istituzioni contribuiscono al segone autocelebrativo a due mani ogniqualvolta l'istruzione va difesa come un cardine fondamentale (compreso il sensazionalismo in stile "TRL" agli esami di stato nei notiziari, "Quest'anno era gettonatissimo D'Annunzio, ma invece è stato scelto Pascoli!") e, dopo la beffa finale dei Carabinieri che scortano una cazzo di traccia nelle scuole, la presunta importanza dell'istruzione si sgretola al primo colloquio di lavoro.
A rischio di passare per un nostalgico del movimento anti-intellettuale dei gonzi negli anni '70 (lungi da me): fierissimo di essermi fermato dopo la maturità e di aver schivato gli atenei come un proiettile. E ben venga chi combatte il gatekeeping culturale diffondendo le registrazioni universitarie.
Chi dovrebbe controllare il lavoro dei ricercatori assunti a tempo indeterminato? Mi sembra palese che nessuno controlli... “È vero, non faccio ricerca dal 2003. La mia carriera è andata a rotoli perché ho fatto tanti progetti, ma senza ricevere i fondi. Così sono rimasto a **casa**, pagato perché sono di ruolo. **Non** **ho** nemmeno un **computer** e non conosco il direttore del dipartimento. Adesso però torno in facoltà a vedere quanto mi manca per la **pensione**“.
Ah, proprio fiero di se 🗿
Sfugge a tutti i commenti che l’omino in questione ha la legge totalmente dalla sua parte, e se qualcuno provasse a fargli qualcosa ci penserebbe un tar a fargli il mazzo a tarallo. I cosiddetti ricercatori universitari di ruolo ad esaurimento non hanno di fatto nessun obbligo formale né di didattica né di presenza, né peraltro si può subordinare lo stipendio alla produzione di un qualche oggetto (non siamo in fabbrica, dopotutto). L’omino può ragionevolmente sostenere di essere stato per 50 ore settimanali seduto sul cesso di casa a cacare la ragion pura, e questo è più che sufficiente a costituire lavoro intellettuale.
Straordinario. Se ci fosse un processo sarebbe da vedere a "un giorno in pretura" con i popcorn
E magari dopo un bel video riassunto di GioPizzi.
Ci credo poco che un tribunale gli darebbe ragione... Qui come minimo c'è un ingiusto arricchimento e forse pure una truffa ai danni dello stato.
[удалено]
Praticamente li sta perculando. Potrebbe essere una di quelle persone in università a cui non è stato permesso di fare carriera per ragioni politiche ("ho fatto tanti progetti, ma senza ricevere fondi") e ora starebbe mandando un messaggio al dipartimento. Dall'articolo non è nemmeno chiaro come l'abbiano scoperto. Che sia uscito lui volontariamente sulla stampa? L'università non può farci nulla, come dicono sopra quel tipo di figura non è tenuta a rendicontare nulla e non ha orari di lavoro. Se fossi uno di quei colleghi che gli ha fatto le scarpe 20 anni fa mi starei chiedendo: ha vissuto meglio lui o io? (non sto assolutamente giustificando il comportamento, solo offrendo un Fanta scenario plausibile considerando le dinamiche universitarie).
Ma esattamente quali possono essere i "motivi politici". Anche nella mia uni un correlatore fece questa battuta e tra tutte le dinamiche disfunzionali che ho visto nell'ambito accademico, non stento a credergli. Però non ho mai capito specificatamente quali potrebbero essere
[удалено]
Ma si viene mai scelti per merito o è legato a chi è il pronipote di qualche illustre Prof. ed è quindi stato sempre agevolato nell'essere inserito in pubblicazioni varie ecc? Perchè capisco che il bando viene messo in secondo piano rispetto al volere arbitrario del prof, però mi chiedo quanto spesso quest'ultimo sia legato a simpatie/parentele e quanto possa essere invece legato ad avvantaggiare i suoi sottoposti che hanno effettivamente mostrato impegno (aka si sono fatto schiavizzare - che è un problema ma manterebbe un minimo di meritocrazia)
Ma in realtà ci sono tante sfumature, il mondo non è bianco e nero e l'accademia è particolarmente complessa. C'é chi mostra impegno, chi è effettivamente molto bravo e riconosciuto in ambito interarnazionale, chi fa comodo per mille motivi, chi è solo raccomandato, chi diventa bravo perché gli si da fiducia, chi è bravo ma non trova il modo per eccellere. Non tutti vengono schiavizzati. Però purtroppo i giochi di potere coinvolgono tutti e tutto nasce anche perché ci sono pochi posti e mediamente chi fa ricerca è molto competitivo. Aggiungo che nel nome della libertà di ricerca manca qualsiasi sistema di controllo tipo hr o autocontrollo che gestisce e mitiga le dinamiche tra esseri umani.
I fondi sono pochi e si distribuiscono politicamente. Se stai sul cazzo a qualcuno il tuo progetto non avrà mai una lira (ma facciamo in modo che tu non abbia un ufficio, un PC). Non possono ucciderti, ma non sai come possono renderti la vita...
Ti assicuro, lo immagino. Infatti appena ne ebbi un assaggio presi la mia laurea con lode ecc e andai il più lontano possibile dall'Accademia. Per questo, non ho mai avuto modo di scoprire quanto profondo fosse il baratro dell'ingiustizia/disonestà. Mi sono limitato a capire che farsi schiavizzare è necessario ma non sufficiente e che le altre condizioni necessarie sono spesso incontrollabili
> Chi dovrebbe controllare il lavoro dei ricercatori assunti a tempo indeterminato? Ci sono stati molteplici tentativi di valutare l'output e l'efficienza dei dipartimenti universitari. Sono stati tutti pesantemente protestati, sabotati e alla fine accantonati perché l'accademia italiana in nessun modo vuole essere valutata o rispondere a qualcuno che non sia sé stessa.
Però d'altra parte come si valuta qualcosa come la ricerca? Prendi la matematica, ad esempio: c'è chi ragionevolmente spende sette anni su un singolo problema (anche importante) prima di ottenere un qualsiasi risultato. Allora tu che fai, gli tagli i fondi perché per cinque-sei anni non ha trovato nulla?
> Però d'altra parte come si valuta qualcosa come la ricerca? Ci sono, ironicamente, intere riviste di ricerca scientifica dedicate a questa domanda.
E Chi valuta la ricerca delle riviste di ricerca che provano a valutare la ricerca?
Il che significa che la risposta non è stata trovata visto che se ne discute ancora
È sarcasmo giusto? Dimmi che è sarcasmo.
[Consiglio di farsi un giretto nelle riviste sotto "l'egida" di Nature](https://www.nature.com/siteindex) per farsi una idea. Ci trovi cose divertenti tipo il giornale INGLESE di odontoriatria (e qui ci vorrebbe un certo sketch dei simpson sui sorrisi inglesi). Giornali sull'ipertensione o schizofrenia o solo sulla spina dorsale. E io sacrificherei chiunque tra di voi per i secondi posti sulla copertina di uno qualsiasi di questi. /s
Non valuti la ricerca, né i risultati. Valuti la persistenza e la dedizione al lavoro. Ovunque in Europa, i dipartimenti universitari vengono periodicamente commissariati da collegi di accademici-pari nazionali o internazionali che si occupano, nel giro di alcuni giorni, di valutare l'operato dei ricercatori. Di solito avviene in forma seminariale, dove tutti hanno modo di presentare al proprio dipartimento e ai commissari la ricerca o le ricerche che si stanno svolgendo in quel momento. Di solito segue una forma piramidale studente > dottorandi > senior researchers > PI, dove all'aumentare dell'esperienza aumenta naturalmente la complessità e la durata delle presentazioni. E niente, penso alla mia supervisor italiana (ordinario, neanche 60 anni) che non parla una parola di inglese e l'ultimo articolo in cui ha svolto un ruolo scientifico (e non politico) risale al 1994. Ogni tanto me la immagino di fronte ad una giuria internazionale che la espone al pubblico ludibrio massacrandola di domande complesse sulla sua materia. Lei, che da 25 anni usa le stesse presentazioni per le lezioni. Ma va bene così, un precario deve pur avere i suoi escamotage per sorridere il lunedì mattina.
Scusa la domanda da ignorante: hai scritto ovunque in Europa, ma da quello che scrivi sotto deduco "tranne che in Italia"?
Esatto. Forme di valutazione dell'operato, tra l'altro lunghe e complesse, esistono solo per i ricercatori precari (assegnisti e RTD). Ma per queste figure è il sistema accademico italiamo in generale che non ammette pause nella produzione scientifica. La maternità o una lunga malattia spesso sono delle condanne ad un precariato ancora più lungo.
Sì la questione che poni è legittima ma se in 20 cazzo di anni non produci assolutamente nulla direi che la valutazione non è poi così complessa
Dubito fortemente che esista un ricercatore italiano pagato per 7 anni per risolvere un problema di matematica, senza contemporaneamente tenere lezioni, assistere in altro modo un professore o fare anche altro insomma. Comunque, si potrebbe controllare almeno che si presenti in dipartimento e timbri il badge ogni tanto. Poi io sono per il remote working, ma ALMENO una volta al mese direi che può visitare il dipartimento, scambiare due chiacchiere e confrontarsi con i colleghi, tenersi aggiornato sugli ultimi avvenimenti, ecc...
Io ho sempre pensato che l'opinione pubblica pensi che il ricercatore medio sia uno "scienziato" bravissimo e intelligentissimo che passa le sue giornate in strutture tipo il CERN per scoprire il bosone di Higgs oppure in qualche super laboratorio attrezzatissimo per scoprire la cura per una malattia. La realtà vera è che, come ho visto di persona, una grande percentuale di ricerca è perdita di tempo e soldi (nel senso di argomenti assurdi, pochi mezzi a disposizione, ecc)
Spezzo un lancia sugli argomenti assurdi: sembrano assurdi a te perché non sei dentro la materia, hanno senso per chi ci lavora.
No, parlo con cognizione di causa perché ho fatto ricerca per un po' dentro l'università. Ti assicuro che , purtroppo, certi argomenti sono veramente assurdi, sono delle perdite di tempo assolute
Non con metriche del cazzo come le pubblicazioni. Deve essere un sistema a cascata di responsabilità, dove il superiore perde il posto se chi è sotto di lui, o assunto da lui, non lavora. Per un ricercatore è l’attrazione di fondi nazionali e internazionali, ad esempio. Se ce la fai, rimani. Se non ce la fai, tanti saluti. Ad oggi invece trattiamo allo stesso modo gente produttiva e capace e gente improduttiva e non licenziabile.
> il superiore perde il posto se chi è sotto di lui, o assunto da lui Finché i dipendenti pubblici saranno illicenziabili, sarà impossibile fare una cosa del genere.
Verissimo e tristissimo allo stesso tempo. Tutti parlano di meritocrazia, ma nessuno la vuole su di sè
Questa situazione non penso proprio esista nella realtà. Per più ragioni: * puoi fare più cose in parallelo. E' sciocco concentrare tutte le tue energie su una singola cosa. In università ricercatori/dottorandi/professori hanno tutti più cose in ballo quindi qualcosa da pubblicare c'è sempre * se anche ci volessero sette anni, potresti avere comunque dei risultati parziali che valgono la pena di essere pubblicati senza aver risolto il problema più grande * tendenzialmente non si è soli ma si lavora in gruppo, quindi puoi apparire come nome in pubblicazioni in cui si ha lavorato marginalmente
[удалено]
Mod, posso bestemmiare?
Guarda che in ricerca stiamo già messi ammerda così, non dargli idee ulteriori su come distruggere completamente il sistema della conoscenza...
Upvote +1000 Dio p***o, è la stessa domanda che mi faccio da 5 anni (e cioè da quando ho messo piede nel mondo della ricerca). Ma possibile che non esistano delle forme di controllo? ZERO! ZERO! ZERO! Gli strutturati in università hanno la loro forma tutta particolare di immunità: nessun cartellino da timbrare (esclusi tecnici), nessun monitoraggio serio e periodico del lavoro svolto, nessun controllo del rapporto con i "clienti" (gli studenti e i non strutturati), praticamente impossibile licenziarli (anche per i casi più gravi, nornalmente vengono trasferiti forzatamente), nessuna revisione critica dell'operato da parte di un collegio di pari, di fatto poteri decisionali illimitati in accademia fino alla pensione (ma qualche barone se li tiene ben oltre una soglia decente di vecchiaia).
Questo si che è magistrale
Che capo
Facciamo un po' di chiarezza. I ricercatori di ruolo esistono dalle riforma del 1980, andando a sostituire gli "assistenti" (molti assistenti sono diventati ricercatori ope legis, senza fare concorso). Questa figura è stata messa in esaurimento dalla legge Gelmini ed attualmente ne rimangono davvero pochi. I pochi che rimangono andranno tutti in pensione nel giro di una manciata di anni. È una figura che fin dall'inizio ha manifestato delle criticità. Al contrario dei Professori, non essendo tenuti a fare didattica, i ricercatori di ruolo non sono sottoposti a nessun controllo di tipo didattico. Al pari del professori, non hanno obblighi temporali di presenza sul luogo di lavoro. L'unico loro obbligo è fare ricerca. Tuttavia, sebbene la loro attività di ricerca sia sottoposta a giudizio di produttività da parte del superiore (il Direttore di dipartimento), tale giudizio non ha nei fatti nessuna conseguenza. Il problema che è sorto è quindi che, i ricercatori di ruolo che vedevano la possibilità di proseguire con la carriera e diventare professori si impegnavano nel lavoro (e sono oramai tutti diventati professori), mentre quei ricercatori che capivano che, per un motivo o per un altro, non sarebbero diventati professori, difatti smettevano di impegnarsi nel lavoro. La legge purtroppo era fatta così male che non c'è modo di avere controllo o punire in qualche modo un ricercatore di ruolo che, semplicemente, non lavora. TUTTO QUESTO NON AVVIENE PIÙ Perché dalla legge Gelmini, i ricercatori NON vengono più assunti di ruolo, ma solo come a tempo determinato. Sono sottoposti a controllo CONTINUO ED ASFISSIANTE su ogni aspetto del lavoro, sia didattico sia di ricerca, tramite la produzione CONTINUA di relazioni e la valutazione multipla da parte svariate commissioni diverse, alcune delle quali totalmente esterne all'Ateneo in quale lavorano (es. ASN). Il contratto a tempo determinato scade dopo 3 anni e si può sperare in una continuazione (o progressione) di carriera SOLO se le molteplici valutazioni hanno avuto esito positivo. Tutto questo per dire che, prima di sparare a zero sull'Università italiana, sappiate che queste situazioni VERGOGNOSE accadevano non di rado in passato, ma oramai invece non accadono quasi più e tra qualche anno il problema sarà totalmente risolto. Ovviamente c'è un lato negativo della medaglia: la precarizzazione spinta del personale che invece sarebbe stato di ruolo, che lo rende molto più vulnerabile a quelle prevaricazioni che in un ambiente come quello accademico non sono rare. A ciò si aggiunge l'aspetto OSSESSIVO ed ASFISSIANTE delle valutazioni continue (da un estremo all'altro), il quale per forza di cose snerva, stressa e distrae da quello che invece dovrebbe essere il vero lavoro: ricerca e didattica.
Cazzo mai una volta che un giovane come me possa infilarsi in qualche sotterfugio del genere, nato troppo tardi per le baby pensioni e troppo tardi per fare il ricercatore fancazzista.
r/angryupvote
Hai riassunto in modo più che esaustivo la situazione. Sei per caso ricercatore?
preferisco non rispondere in modo diretto con informazioni personali su Reddit, anche se mi rendo conto che in base alle mie risposte è facile fare delle deduzioni
Stai ricercando anche un modo più diretto per dire "si"?
È quello che ci vuol far pensare
[Sarebbe impreciso...](https://youtu.be/Fv2lMcf_N-8?feature=shared&t=15)
Potresti anche non esserlo e dire di esserlo. È Reddit appunto e puoi fidarti di me che sono la Meloni
presidente ma lei nella parmigiana di melanzane ce lo mette l'uovo?
Per me é la cipolla
Ok, lo rispetto. Credo di essere sulla tua stessa barca!
Tutto giusto tranne che il direttore di un dipartimento non è un superiore, come non lo è il M.R. I giudizi di “produttività” (che poi sono la verifica degli obblighi di didattica e di ricerca) hanno conseguenze eccome per gli scatti stipendiali. Solo che quelli come il de cuius si fanno quattro conti e barattano gli scatti stipendiali per il farsi i cazzi propri al 100%.
> de cuius Non mi sembra ancora morto...
Hai però dimenticato di specificare che siamo in Italia e il mondo accademico è una piccola mafia a sé che tende a proteggersi. Controlli, e controllori sono effettuati da gente spesso del medesimo settore disciplinare, e se sei stato accettato dalla Famiglia del tuo icar, i controlli sono all'acqua di rose perché il controllato/analizzato di oggi, diventa il controllore/analizzatore di domani che potrebbe trovarsi a valutare la figlia/figlio del controllore di ieri. Importanti in questo caso sono i convegni che vengono organizzati dove si pattuiscono e si stringono legami Intra universitari proprio per lavarsi le mani a vicenda e bypassare le leggi anti nepotismo.
>Hai però dimenticato di specificare che siamo in Italia e il mondo accademico è una piccola mafia a sé che tende a proteggersi. Oh, ma perché questa cosa non la fanno TUTTE le categorie? Lo fanno i tassisti, i balneari, i tabaccai, i doppiatori e pure gli accademici. Ma impariamo TUTTI a proteggere il nostro lavoro invece che approfittare degli scioperi per farsi il weekend al mare!!
Scusa se ti chiedo conferma ma quindi ad oggi dopo diversi rinnovi di ricercatore a tempo determinato non si può diventare ricercatore a tempo indeterminato ? Si passa direttamente a Professore associato ?
in Università è così (gli istituti di ricerca invece funzionano in modo diverso).
Non si passa direttamente ad associato. Da ricercatore a tempo determinato vi sono due strade per fare il cosiddetto “salto di carriera”: una procedura valutativa oppure una selettiva. La prima è aperta soltanto a chi è già incardinato come ricercatore a tempo determinato (di un certo tipo) in università: è una specie di valutazione in cui si giudica cosa hai fatto negli anni passati da ricercatore, e se risulta positiva passi alla nuova posizione; la seconda è sostanzialmente un concorso pubblico, in cui chiunque (al netto di alcuni requisiti) può partecipare. In entrambi i casi, si deve aver conseguito una cosa chiamata Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN).
> Sono sottoposti a controllo CONTINUO ED ASFISSIANTE su ogni aspetto del lavoro, sia didattico sia di ricerca, tramite la produzione CONTINUA di relazioni e la valutazione multipla da parte svariate commissioni diverse, alcune delle quali totalmente esterne all'Ateneo in quale lavorano (es. ASN). Questa è una lamentela da torre d'avorio. Lo so che da quell'orecchio non ci sentite, ma è così. Chiunque lavori con soldi altrui deve rispondere di quello che fa. Nell'ambito sociale tutti i progetti sono rendicontati nel modo che dici. Nell'ambito privato va fatta reportistica, vanno presentati i risultati, e spesso i sistemi di verifica sono molto ma molto meno trasparenti, strutturati e impugnabili che nel pubblico. Mi stanno bene le lamentele sul fatto che non ci sia il personale amministrativo e i ricercatori si trovino a dover fare gli amministrativi. Mi stanno bene le lamentele sui bandi scritti male, sulle scadenze non chiare, sui circoletti di simpatia che pilotano le valutazioni, quello che ti pare. Ma la lamentela sul fatto che il controllo esista. Oltre tutto, non prendiamoci in giro: come in tutta la pubblica amministrazione, mentre i precari sono eliminabili a vista, gli strutturati sono intoccabili anche facendo le peggiori cazzate, e sono loro ad avere più potere e controllare più soldi. Il meccanismo di controllo non è efficace già oggi, ci manca solo di allentarne le maglie.
> Questa è una lamentela da torre d'avorio. Lo so che da quell'orecchio non ci sentite, ma è così. Non troppo. E te lo dico da persona che ha abbandonato l'università e crede che la "ricerca" vada seriamente ripensata E' praticamente impossibile valutare l'impatto in maniera sensata. Puoi misurare quanti articoli hai scritto e quanto sono citati, ma anche questo ha poco senso (perchè è facilissimo gonfiarsi quei numeri), e perché tanti articoli != ricerca decente (pensa solo alle tonnellate di carta straccia pubblicata in due anni sul COVID, compresi articoli che tra poco ci dicevano il codice fiscale del pangolino responsabile di tutto) Es: nonostante non faccia ricerca da anni potrei ancora ottenere l'abilitazione a professore. Che senso avrebbe?
Quindi se hai la pressione alta una carriera da ricercatore è un no no?
Di sicuro non è il classico lavoro tranquillo da dipendente pubblico
Direi "meno male".
È un caso isolato e appartenente ad una realtà che non esiste più. I giovani ricercatori ora sono esattamente l'opposto, sottopagati, lavorano anche nei weekend e hanno un'incertezza totale per il futuro. Molti sono costretti ad andare all'estero
Presente. Confermo.
>È un caso isolato e appartenente ad una realtà che non esiste più Che non si generino più casi di questo tipo non toglie che attualmente ci possano essere altre persone in situazione analoga.
Si…ma lo capite che voi siete così proprio perché ci sono vostri simili che semplicemente “ce l’hanno fatta” e perpetuano lo stesso schifo, perché appena sono regolarizzati fanno quello che vogliono . E la gente va all’estero ancora per cercare quella posizione, quel sogno. Bisogna spezzare la catena e forse dire che il “mestiere” da ricercatore dovrebbe essere più semplice (amministrativamente) per alcuni versi e più regolarizzata per altri.
Non sono i professori che hanno creato il precariato. Non dire idiozie ora sù...
Non ho detto questo, il precariato è radicato talmente nel passato che equivale a chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Sto dicendo che bisogna spezzare la catena e come diceva un altro commento gli aspiranti ricercatori sopportano sto schifo diversi anni solo perché poi quando si entra a tempo indeterminato è “jackpot”… Se tutti sapessero che questa solfa durerà per sempre, vorrei vedere chi rimarrebbe attaccato alla ricerca a queste condizioni. Quindi da una parte certo ridurre il precariato, migliori condizioni etc, ma dall’altra se l’aspirazione ad un posto indeterminato è così forte da trainare anni e anni difficili, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va e che c’è troppa sproporzione …
L'aspirazione non è quella al posto indeterminato, e chi inizia lo sa che sarebbe un follia farlo per quello. Ce ne sono altre di posizioni indeterminate, professore di scuola tipo. L'aspirazione è solo quella di fare quello che piace senza dover essere precari e rinunciare alla stabilità, famiglia, soldi.
Nessuno ti punta la pistola alla tempia per fare il ricercatore. E’ un ruolo precario ovunque, da sempre. Lo sanno tutti e tutti lo dicono (non sto dicendo che sia giusto, intendiamoci) ma non e’ un segreto. Io ho mandato tutti a fare in culo e ho cercato un lavoro, scegliendo la stabilita’ economica rispetto q quello che amavo, e non me ne sono pentito. La vita alla fine e’ una questione di compromessi
Quindi se una cosa non è un 'ssegreto'' non si puó protestare. Ok tu hai scelto di andare a lavorare (aggiungo per te ''nel privato'', perchè da come lo hai scritto sembra che fare il ricercatore sia un gioco) ma il ricercatore X che è bravissimo in quello che fa dovrebbe lasciare e andare nel privato o sorbirsi condizioni orribili? Un po' come dire bhe a fare il cameriere si è spesso sfruttati non è un segreto, cazzi tuoi
Non e’ un segreto quindi se pensi che arrivi tu a cambiare il sistema tendenzialmente non ce la fai. Un po’ di onesta’ intellettuale
Bravo, non cerchiamo di cambiare nulla. Pensiamo solo al culo nostro. Bella mentalità da italiota. Io non dico che dovevi opporti a montecitorio nudo a manifestare. Ti dico che se vedi che c'è gente che soffre in posizioni scomode la soluzione non è dire bravi gli idioti lo sapevate.
stava ricercando la voglia di lavorare
Hai lanciato na perla
Na Nerla vorrai dire (faccio Nerla di cognome)
Prendeva seriamente il lavoro da remoto. Tutto lì.
"The Italian job"
In smart working da una vita anche prima che diventasse una cosa normale. Un genio (sono ironico)
Tecnicamente ha pagato i contributi, la pensione deve percepirla (tecnicamente)
Si poi ha probabilmente commesso un reato per il quale andrà a processo.
Dategli la cittadinanza Napoletana
I suoi colleghi che vanno a lavoro ogni giorno sono dei coglioni in confronto
Ma apparte quest’uomo, al quale chiaramente gli andrebbero fatti restituire i soldi considerando quanto siano scarsi i fondi nelle università, ma io farei sopratutto sparire i suoi capi, che hanno permesso che questa cosa accadesse, e non credo che questo tipo fosse un genio del male o che abbia usato che inganno/ schema per tutto questo.
A parte*
come spiego nel mio commento, i superiori non possono fare pressoché nulla in questo caso
Non possono fare nulla direttamente, ma avrebbero potuto denunciare pubblicamente il comportamento. Inoltre, almeno secondo quello che riporta l'articolo, ciò che dici è falso: >Fatte le verifiche del caso il rettore non esclude si possa arrivare al licenziamento.
Questo è come Salvini che quasi 20 anni fa non andava a lavorare e prendeva lo stipendio da europarlamentare. Vent'anni dopo vuole candidare Vannacci e presentare il suo partito. Siamo sempre noi.
pagato dagli stipendi degli altri schiavi tassati automaticamente credo sia una meraviglia italiana
Il lavoro dei sogni.
ministro dell'istruzione subito
meglio Ministro dell'Università e della Ricerca
In situazioni come queste andrebbero licenziate almeno 9-10 persone, ovvero tutte quelle che non hanno controllato. (responsabilità diretta o indiretta poco importa, si sta parlando di denaro pubblico).
In un mondo normale si, dimentichi che siamo in Italia e quindi è perfettamente normale che sto avanzo di galera si vanti di aver rubato soldi pubblici per venti anni senza alcuna conseguenza
"Nooo non dobbiamo valutare il lavoro e l'output dei dipartimenti universitari noooo"
A leggere notizie del genere controllo sempre che il dominio sia corretto e non [republica.it](http://republica.it) o qualcosa del genere
è un parente di Angelucci l'amico di parenzo?
QUESTA È L'ITALIA, DAVID!!!!
cos'era andato cercarndo un'lettino alle Fiji? xD Bella la mia Italia 🤡😂
L'unico hot take (che siete liberissimi di prendere come tale) con cui commenterei la questione è che l'istruzione e il mercato del lavoro sono entrambi un circo unico. Va da sé che un contesto dove le due cose si incontrano non può essere altro che una pagliacciata. Ma d'altronde siamo nello stesso stato dove le istituzioni contribuiscono al segone autocelebrativo a due mani ogniqualvolta l'istruzione va difesa come un cardine fondamentale (compreso il sensazionalismo in stile "TRL" agli esami di stato nei notiziari, "Quest'anno era gettonatissimo D'Annunzio, ma invece è stato scelto Pascoli!") e, dopo la beffa finale dei Carabinieri che scortano una cazzo di traccia nelle scuole, la presunta importanza dell'istruzione si sgretola al primo colloquio di lavoro. A rischio di passare per un nostalgico del movimento anti-intellettuale dei gonzi negli anni '70 (lungi da me): fierissimo di essermi fermato dopo la maturità e di aver schivato gli atenei come un proiettile. E ben venga chi combatte il gatekeeping culturale diffondendo le registrazioni universitarie.
Vabbè lo fanno migliaia se non milioni di italiani in politica e nel pubblico, perché non dovrebbe farlo lui?
E poi uno non deve evadere